Lo Yogi Sri Sri Sri Satchidananda, il cui nome precedente era Acchudharamaya, nacque a Vishakapatam in una famiglia molto povera. La professione di Acchudharamaya era quella di sarto. Un giorno mentre cuciva una grossa forbice gli cadde sulla gamba, provocandogli una grossa ferita. Andò all'ospedale dove non riuscirono a curarlo. La gente del villaggio di Rajayapetta gli disse allora di andare presso un ospedale di Naturopatia. Vi andò e là lo curarono velocemente. In quel posto davano anche insegnamenti di yoga, ed il giovane si interessò molto all'argomento, tanto da decidere di restare lì. Non tornò più al villaggio, e rimase sotto gli insegnamenti di Guru Raghavendra. Dopo qualche anno, un abitante di Rajayapetta fu eletto come deputato al parlamento di Delhi e chiamò Satchidananda a insegnare. A quel tempo, egli conosceva 128 yogasana che insegnava e praticava. In seguito si trasferì a Madras dove insegnò alla comunità locale in un piccolo ashram. In seguito quella gente lo invitò in un posto più grande dove venivano un centinaio di persone al giorno, ed egli cominciò a celebrare le puja. Un giorno, un viaggiatore francese chiese al Maestro di poter essere un suo studente, e lo invitò ad insegnare in Francia. Da allora egli visitò molti paesi stranieri, per 4-6 mesi all'anno.
Sri Sri Sri Satchidananda Yogi ha reso l’anima a Dio durante la luna piena di settembre, preparandosi con un digiuno a questo viaggio di reintegrazione con l’Assoluto. Celebriamo questo encomiabile Maestro che ha continuato ad educare alla vita tanti di noi aspiranti yogi. Ora dallo spazio dello Spirito, non più vincolato dal corpo fisico, Swamiji è ancora più vicino ad illuminare il cammino.
______________________________________
Nell’Ottocento l'India, quasi completamente dominata dagli Inglesi, fu costretta a confrontarsi con la cultura occidentale e con la necessità di uscire dai propri confini. Alcuni maestri affidarono ai discepoli scelti come loro successori il compito della trasmissione in America e in Europa. Si aprì un nuovo capitolo della storia spirituale dell'India, una rivisitazione della propria cultura che prese il nome di Neoinduismo, in cui gli asceti degli ashrama vennero chiamati all’impegno sociale: non più nella foresta, ma nella società. Fu il caso di Sri Sri Sri Satcitananda, di Swami ji, il Maestro di Walter Thirak Ruta, che fece, a suo tempo, la scelta di impegnarsi in mezzo agli uomini, nelle condizioni difficili della vita cittadina, per testimoniare che certe scelte spirituali possono benissimo essere vissute e fatte crescere anche in contesti non spirituali o, meglio, che non appaiono tali. Swami ji decise di vivere la sua vita ispirandosi comunque alla tradizione, facendo un voto a cui rimase fedele per quarant’anni: il voto del muni, l’asceta silenzioso che “sacrifica” la parola per il silenzio che la santifica.
Walter Thirak Ruta, suo discepolo e continuatore della tradizione, ha voluto dedicare al Maestro il suo primo libro, un vero “diario di bordo”, per nulla accademico o predicatorio, ma spontaneo e immediato, testimonianza di un cammino di trasformazione. Le dettagliate descrizioni delle asana supportate da immagini si alternano a considerazioni, citazioni, piccole parabole e note, con il richiamo costante a riconoscere nella postura fisica un atteggiamento interiore che conduce oltre. L’uso dei mantra, in questo contesto, diventa fondamentale. Indispensabile il percorso di purificazione attuato attraverso i shatkarma, l’attenzione alimentare e il digiuno, le cui indicazioni vengono intercalate da disegni e foto lontane da qualsiasi intento estetico, ma significative quanto quelle che un tempo si raccoglievano negli album di famiglia. E questo è il tono del libro: semplice e famigliare; un dono, nell’intenzione dell’autore, convinto che il cammino di ascesa abbia senso senso solo se condiviso.
Marilia Albanese - marzo 2014
Recensione a Dio è felicità, Walter Thirak Ruta, Scuola Yoga Pramiti, Ventimiglia, 2013, 311 pp